Il palazzo Pandolfi


Ho avuto la fortuna di lavorare nel Palazzo Pandolfi, in Piazza delle Rimembranze, in uno dei tanti ristoranti che hanno occupato il piano inferiore. Facevo il cameriere.
Ho conosciuto tante persone, molte mi hanno deliziato con storie e curiosità di cui ero all'oscuro.Tra queste il nonno di un mio carissimo amico, amante degli spaghetti ai ricci di mare, deputato della Repubblica Italiana per la decade degli anni '80 e oltre, nonché sindaco di Pozzallo per un mandato.
Mi parlava volentieri di aneddoti legati alla città di Pozzallo e in fattispecie del palazzo dove ci trovavamo. Il ristorante, ad esempio, molto prima che il signor Stornello "u spaccafurnaru" lo rendesse un bar, era un deposito merci; i vascelli, ormeggiati nelle vicinanze della Zabbatana, caricavano sacchi di frumento, carrube, fusti di olio d'oliva.
Mi parlava di Giacinto Pandolfi, erede del palazzo e figura molto importante per la città di Pozzallo, così tanto da esserne stato sindaco per diversi mandati tra la fine del XIX secolo e le prime decadi del XX, così tanto che la piazza principale (oggi delle Rimembranze e prima ancora del Commercio) ha portato il suo nome per decenni. Oggi, il Comune gli ha dedicato una scuola elementare e una via.

Era fiero del suo palazzo, all'epoca fra i più grandi dell'intera provincia di Ragusa, fatto costruire dal suo avo Raffaele nel 1868 e progettato dall'architetto-ingegnere ragusano Giambattista Pennavaria, noto ai più per la progettazione di altri edifici in tutto il territorio provinciale.
Vi si accedeva da un portone che dava su un breve cortile, sormontato da due scalinate maestose che portavano ai piani superiori, dov'erano situate ampie camere dai soffitti alti, com'era in voga negli anni d'oro del liberty.
Un ingresso secondario era situato a sinistra dell'edificio e portava direttamente al primo piano.

Da un lato dava sul mare, accanto all'austera Torre Cabrera, dall'altro dominava sulla piazza e su tutte le altre abitazioni. Su uno in particolare, il palazzo Giunta, di poco più vecchio, preso di mira da scaramucce buffe, simpatiche, come ad esempio una faccia barocca che fa la linguaccia nella sua direzione, come a dire "il mio palazzo è più grande del tuo".

Rivalità ripresa anche nel monumento ai caduti, commissionato dallo stesso Pandolfi e realizzato dallo scultore Benedetto d'Amore con il milite nudo che mostra le natiche proprio davanti al portone dei Giunta.
Rivalità che aveva principalmente origini politiche. I due nuclei erano a capo dei partiti che si erano contesi Pozzallo a cavallo fra i due secoli, fino ad arrivare a far fronte comune contro repubblicani e socialisti. Ma le prove di quel "conflitto" sono rimaste scolpite sul volto della città.

Ha ospitato lo scrittore pachinese Vitaliano Brancati, come ricorda una targa commemorativa nel cortile esterno (oggi privato), è stato sede dell'istituto Nautico negli anni '90, ha dato alloggio temporaneo agli uffici comunali durante il restauro del Municipio.
È stato anche abbandonato per lungo tempo, prima di un restauro totale (purtroppo al centro di numerose controversie politiche), prima di finire all'asta ed essere suddiviso in appartamenti.
Non è più visitabile per intero (lo è stato però per un paio di giorni, grazie all'iniziativa dell'Istituto Comprensivo "G.Rogasi" nel 2019) ma penso che valga la pena prendere un drink, gustare del pesce o mangiare una pizza nei locali dai soffitti ancora riccamente decorati.
Magari ritrovarsi improvvisamente in un'epoca perduta, dal fascino antico.
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