Enzo Assenza, scultore del mondo


Tra le numerose personalità di spicco presenti nella gloriosa storia di Pozzallo, non si può non menzionare Vincenzo Assenza, per gli amici Enzo, scultore, ceramista, pittore, artista in generale.
Nacque proprio nella nostra città nel lontano 8 ottobre del 1915, in piena prima guerra mondiale, circostanza che non gli ha proibito comunque di entrare nel mondo dell'arte. Sarebbe stato impossibile poiché lui nell'arte c'era proprio nato: suo padre, Giorgio, era un decoratore di chiese a Modica, lo zio Orazio Spadaro sacerdote affermato pittore di matrice ottocentesca, e i suoi fratelli Valente e Giuseppe - che sarebbero diventati affermati pittori - condividevano la sua stessa passione.
Seguita la famiglia a Siracusa, Enzo ha modo di confrontarsi con l'arte greca di cui la città era (ed è ancora) totalmente permeata ed ebbe modo di adibire un dammuso - una piccola stanza - nel suo primo piccolo studio. Qui esegue il suo primo lavoro degno di nota: un ritratto in marmo del noto attore di teatro e drammaturgo Annibale Ninchi.
Ma ben presto anche Siracusa divenne piccola per l'estro del diciassettenne Enzo che, seguito dal fratello Valente, sceglie di trasferirsi a Roma, la capitale dalle tante premesse, il luogo più adatto dove poter mettere in mostra il suo talento. Non fu facile, come spesso accade durante il percorso di un artista; lui e il fratello dovettero accontentarsi di un pollaio come alloggio e di qualche saltuaria collaborazione con artisti per tirare avanti. L'unico modo per tentare quantomeno di affermarsi erano i numerosi circoli culturali dell'epoca frequentati da artisti e letterati famosi. E proprio in uno di questi ebbero la loro grande occasione: una mostra personale, in una villa della centralissima via Gregoriana appartenente ad una ricca ereditiera americana. Tra i tanti illustri visitatori, lo scultore Pietro Canonica e persino la Regina Elena che, assieme a Miss Kempy, organizzò l'evento. Il risultato fu sorprendentemente gratificante per i due fratelli: tutte le opere furono acquistate dalla stessa sovrana.
Da quella mostra, i destini dei due fratelli - pur continuando ad incrociarsi - si divisero: Valente fu chiamato ad abbracciare il fucile in Etiopia mentre per il giovanissimo Enzo fu un continuo susseguirsi di successi.
Dopo aver affinato le sue conoscenze presso l'Accademia di Belle Arti, l'Accademia di Francia e l'Accademia libera del Nudo a Roma, a soli diciannove anni tiene la sua seconda mostra personale presso Palazzo Castellesi, nelle immediate vicinanze del Vaticano, e solo un anno più tardi si reca a Venezia per la Biennale, il più giovane artista invitato; qui il re Vittorio Emanuele III in persona acquista la statua denominata La Signorina Marta.
Mostre, concorsi e incarichi si moltiplicano a dismisura ed è solo l'avvento della Seconda Guerra Mondiale che riesce a mettere in pausa il suo talento. Poco dopo aver convolato a nozze con Lydia Battistone, viene chiamato alle armi e poi al fronte in Francia, dove ha la fortuna di non combattere grazie al sopraggiungere dell'armistizio.
Nel Dopoguerra, torna subito nel suo ambito, partecipando ad una seconda Biennale di Venezia nel 1956, e successivamente realizza tra le sue opere più famose, tra cui il San Bartolomeo nel Duomo di Messina, l'Immacolata in bronzo nella cattedrale di Manila nelle Filippine, la Statua equestre dell'Eroe eponimo del Libano a Beirut, la statua posta nella rotatoria in piazza Tedeschi Rizzone a Modica (foto in basso), e il bassorilievo in ceramica, tra i più grandi mai realizzati nella storia dell'arte, ben 27 metri per 12, nella Cattedrale di Hatford, in Connecticut, dove si premurò di realizzare anche le porte in bronzo (foto sopra).
E queste sono solo una manciata delle sue opere più note realizzate in Italia e in tutto il globo.
Nel 1970, vince il Sileno d'Oro, premio internazionale per artisti siciliani, e nel 1976 il premio Artefici del Lavoro Italiano nel Mondo, a coronamento di una carriera fatta solo di alti, spentasi improvvisamente nel 1981, quando Enzo aveva ancora molto da dare alla sua Sicilia, in Italia, e al mondo intero.
Ad oggi, Pozzallo omaggia lui e i suoi fratelli con delle vie nei pressi del Lungomare Pietrenere mentre Modica gli ha intitolato un museo, contenente opere acquistate dal Comune e donate dai suoi figli.
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