La Torre Cabrera


Lei è sempre stata lì.
Nelle nostre passeggiate, nei nostri lunghi bagni rinfrescanti, nei nostri aperitivi, durante le cupe giornate di pioggia, nei mezzogiorni più afosi.
Muta testimone dello scorrere del tempo, fiera osservatrice del mare, maestoso simbolo della nostra città. Siamo quasi ignari di lei, oramai, ma lei rimane sempre lì, possente, bella nel suo silenzio di pietra.

C'ha provato un terremoto ad abbatterla, nel 1693. Ma tanto era importante la sua funzione per il piccolo agglomerato che ancora non si chiamava Pozzallo che è stata ricostruita, rinforzata da due costoni sul fianco, cinta persino da una corona di ferro, fortunatamente rimossa negli anni a venire.
C'hanno provato gli Alleati, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i Nazisti avevano collocato una batteria contraerea sul tetto. Ventisette bombardamenti, nessuno di questi l'ha minimamente scalfita.

Ovviamente stiamo parlando della Torre Cabrera di Pozzallo ed è giusto specificarlo poiché ne esiste una gemella a Marina di Ragusa, più giovane, e se proprio dobbiamo essere sinceri, essendo di parte, meno attraente del nostro monumento.
Ma facciamo un po' di ordine.
Nel XIV secolo il Caricatore di Pozzallo, secondo per importanza in tutta il regno di Sicilia, era preso costantemente di mira dai pirati provenienti dal Medio Oriente. Scaltri, violenti, impetuosi, dotati di velieri rapidi e capienti, ma soprattutto ghiotti del grano della Contea di Modica.
Giovanni Cabrera, a capo della Contea di Modica, chiese e ottenne dal re Alfonso V d'Aragona l'autorizzazione per costruire una torre a difesa della costa, che intimidisse e tenesse lontani gli impavidi saraceni.
Nel 1429 fu posata la prima pietra di quella che sarà conosciuta nei secoli come Torre Cabrera. Essa stessa divenne parte integrante del Caricatore, come si può vedere dal piano inferiore, anticamente adibito a magazzino del grano, e dalle vasche di misurazione lì vicino.
Per tanto tempo, si è creduto che l'edificio avesse solo ed esclusivamente una funzione bellica. Dotata di cannoni, ospitava una fornita guarnigione di soldati che si occupavano dei nemici d'oltremare ma anche dei malviventi della zona. Per coloro che la meritavano, era prevista la pena di morte: i detenuti venivano legati e calati in un pozzo, tuttoggi visibile, e lasciati a soffrire nell'attesa di morire annegati dall'alta marea.
Recenti approfonditi studi, riguardanti soprattutto gli stemmi araldici della famiglia Cabrera sulle volte a costa, e frammenti di azulejos sulla pavimentazione del piano superiore, hanno rivelato che la torre fungesse anche da residenza per il Conte e la sua famiglia, ma date le scarse fonti in materia non possiamo stabilire se fosse sede permanente o saltuaria.

Ad avvalorare questa teoria, il fatto che la torre, originariamente, fosse circondata da un fossato, e che l'entrata al piano superiore fosse situata in alto (dov'è ancora visibile la cornice di un portone), raggiungibile tramite un ponte levatoio, dunque del tutto separata dall'attuale ingresso, dove verosimilmente accedevano i soldati.
E poi quelle meravigliose finestre trilobate, restaurate nell'ultimo ventennio per riportarle al fasto originale, troppo complesse per una struttura dalla funzione unicamente militare.

Sono passati secoli, si sono succeduti conti, re, governi, e la torre è sempre rimasta lì.
È diventata una caserma, ha perso i cannoni, che non trovavano più nemici da bersagliare, ha ospitato le Fiamme Gialle, è divenuta un semplice magazzino, e poi nemmeno quello.
Eppure è sempre lì, a vegliare su Pozzallo, impressa nello stemma comunale, a resistere alle intemperie, ad attendere un futuro più roseo. Magari nella speranza che un restauratore possa far luce sui numerosi misteri che la circondano e che le amministrazioni la possano restituire interamente ai propri cittadini e a quei forestieri che con clamore scopriranno che Pozzallo non è solo mare e movida.
