Novità e Curiosità

Un anno di pandemia

È stato difficile, uscire sul balcone e sentire un silenzio assordante, estraneo per la nostra Pozzallo;
autore Daniele Cicero 05 March 2021
Covid

È stato strano. Nel senso più forte del termine.
È stato difficile, uscire sul balcone e sentire un silenzio assordante, estraneo per la nostra Pozzallo; non che sia caotica solitamente ma c'è sempre un certo via vai, alle ore di punta.
È stato straniante ritrovarsi in una via Torino deserta e percorrerla in meno di un minuto, raggiungere Piazza Senia e via dell'Arno senza bisogno di scalare le marce e frenare ogni pochi metri.
E quelle poche volte in cui mi sono ritrovato ad attraversare corso Vittorio Veneto e Piazza delle Rimembranze: dov'erano i gruppetti di pensionati che solitamente stanziano alla Madonnina? Dov'erano le coppie che passeggiano mano nella mano? Dov'erano gli amici che parlano seduti al bar, davanti a un buon caffè?
Non c'erano.
Non c'era nessuno, se non poche anime con il cane al guinzaglio o chi, con una scusa qualsiasi, fuggiva dalla propria prigione domestica.

È durato tanto, troppo. Dovrebbe durare ancora, in teoria, ma la gente è stanca. Come biasimarla?
È trascorso un anno, lungo un'eternità.
Un anno da quando abbiamo sentito, per alcuni la prima volta, le parole "lockdown" e "pandemia". Un anno di mascherine, gel igienizzante e speculazione su di esse. Un anno da quando ci hanno detto che sarebbe andato tutto bene, un anno che ce lo sentiamo dire ancora.

Dopo tutto questo tempo, non ci siamo ancora abituati a questo nemico invisibile.
Continuiamo ad avere paura, è normale. Forse un nostro parente, un nostro amico, un nostro conoscente non ha vinto la battaglia contro il nemico invisibile. E pensare che ce l'avevano presentato come una banale influenza...
Certe volte dimentichiamo la mascherina in macchina, spesso non igienizziamo le mani bene come dovremmo.
Perché non vogliamo che tutto questo diventi la normalità.
Per troppo tempo abbiamo stretto i denti, rinunciando alle cose comuni, quotidiane, che mai avremmo pensato ci venissero proibite, o meglio altamente sconsigliate: una stretta di mano, un abbraccio fraterno, una passeggiata sul lungomare Pietrenere tra amici, quattro chiacchiere al bar.

Dopo un anno, ci chiediamo sempre più spesso: quando finirà tutto ciò? Quando torneremo alla quotidianità? Quando riconosceremo i sorrisi da lontano senza che il volto sia alterato dalla maledetta mascherina?
Mi piacerebbe poter rispondere oggi, qui, su questo articolo, dopo un anno, ma non ho competenza in materia per farlo. Anzi, nemmeno i competenti sono in grado di dirlo.
Sono qui, con tutti voi, a sperare che un domani, il più vicino possibile, Pozzallo potrà riunirsi, senza rispettare le distanze, e gridare addio al Coronavirus e a tutte le sue varianti, buttando nel cesto dell'indifferenziata la maledetta mascherina.

E ricordare questo cupo periodo solo come una lunga, triste parentesi.